
Frattura di Rolando: definizione
Il termine frattura di Rolando è stato descritto per la prima volta nel 1910 da Silvio Rolando, un chirurgo italiano. L’eponimo è usato per descrivere una frattura articolare comminuta (cioè una frattura di un osso in più frammenti) della base del metacarpo del pollice con il distacco di diversi frammenti – tipicamente tre. Le fratture di Rolando rappresentano il 21% delle fratture della base del primo metacarpo, mentre le fratture articolari parziali alla base volaro-ulnare del metacarpo del pollice sono chiamate fratture di Bennett.
La prima descrive tipologie intra-articolari più comminuti attraverso la base, generando le morfologie “Y” o “T” descritte classicamente. La seconda si distingue per il suo modello di frattura articolare in due parti che include il frammento volar-ulnare non dislocato, che è tenuto in posizione dal suo attacco legamentoso al trapezio (noto come legamento obliquo anteriore).
Le fratture di Rolando sono tipicamente rappresentati da una componente articolare trasversale; comunemente e contemporaneamente, tutte le fratture intra-articolari con frammenti multipli della base del primo metacarpo si classificano come fratture di tipo Rolando.
Quali sono i sintomi più diffusi della frattura di Rolando? E in che modo deve essere gestita?
Sintomi
I sintomi principali della frattura di Rolando si manifestano immediatamente dopo il trauma e possono compromettere in modo significativo la funzionalità del pollice. Tra i segnali più comuni si riscontrano:
- Dolore acuto e improvviso alla base del pollice;
- Gonfiore e tumefazione localizzati sull’articolazione carpo-metacarpale;
- Limitazione nei movimenti attivi, soprattutto nell’opposizione e nella flessione del pollice;
- Deformità visibile dell’articolazione, in particolare in caso di dislocazione dei frammenti;
- Difficoltà a impugnare oggetti o ad afferrare in modo stabile.
La frattura, essendo di tipo intra-articolare e spesso comminuta, comporta un’importante instabilità.
È quindi fondamentale riconoscere precocemente i sintomi per evitare complicazioni articolari a lungo termine, come rigidità o artrosi precoce del pollice.
In presenza di questi segnali, è consigliato rivolgersi tempestivamente a uno specialista della mano per una valutazione approfondita e l’impostazione del trattamento più adatto.
Cause
Il meccanismo della frattura di Rolando è di solito un colpo assiale a un metacarpo parzialmente flesso, come una colluttazione.
La linea di frattura è tipicamente a forma di T o Y. Il frammento volare rimane attaccato all’articolazione carpo-metacarpale, mentre il frammento dorsale principale si disloca dorsalmente e radialmente a causa della trazione non contrastata del muscolo abduttore lungo del pollice.
Trattamento
Questa frattura è molto più complessa da trattare rispetto alla tipologia di Bennett a causa della sua intrinseca instabilità. La scelta del metodo di trattamento più appropriato è influenzata principalmente dal numero di frammenti e dal grado di spostamento.
In generale, si raccomandano i seguenti trattamenti:
Riduzione chiusa e pinning percutaneo (CRPP)
Il pinning percutaneo con filo di K è necessario per fissare sia:
- Fratture di Rolando con uno spostamento minimo tra i frammenti (meno di 1 mm)
- Fratture comminute non suscettibili di fissazione con viti.
Fissazione interna a riduzione aperta (ORIF)
Indicata quando lo spostamento è superiore a 1 mm nelle fratture intra-articolari (Bennett o Rolando) purché i frammenti non siano troppo piccoli da rendere l’utilizzo delle viti tecnicamente impossibile.
Distrazione e fissazione esterna
Trattamento indicato per:
- Frattura di Rolando con spostamento di >1 mm e significativa lesione dei tessuti molli non suscettibile di ORIF
- Fratture di Bennett, Rolando o fratture gravemente comminute con frammenti troppo piccoli per l’ORIF
La chirurgia può essere aperta o artroscopica, ma, in entrambi i casi, richiede un approccio articolare. La riduzione aperta è possibile attraverso un’incisione radiale all’eminenza tenare. La fissazione può essere ottenuta per mezzo di una placca e vite, o fili di Kirshner. L’approccio chirurgico permette di liberare i legamenti, eliminando eventuali interposizioni capsulari, e di controllare visivamente il processo di riduzione della frattura per ottenere una fissazione temporanea con filo di Kirshner e l’applicazione di viti o mini placche a T per fissare insieme la metaepifisi e l’epifisi. Se la resistenza del costrutto lo permette, si incoraggia una mobilizzazione precoce e anche immediata, prescrivendo un tutore removibile per il primo mese.
Altre fratture della mano
- Pollice dello sciatore
- Frattura del metacarpo
- Frattura della falange della mano
- Frattura dello scafoide
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