
Definizione di Osteoma Osteoide
L’osteoma osteoide è un tumore benigno delle ossa. Sebbene abbia la particolarità di trarre origine dagli osteoblasti, le cause che portano alla comparsa di questi tumori sono ancora ignote. Colpisce nella maggior parte dei casi le ossa lunghe degli arti, ma può insorgere anche altrove. Studi medici hanno delineato le seguenti percentuali:
- Ossa lunghe degli arti (tibia, femore, omero, ecc) – [80-90%];
- Colonna vertebrale (vertebre cervicali e lombari) – [7-10%];
- Falangi della mano, dei piedi o all’interno di articolazioni (ginocchio, anca, ecc) [1-6%].
L’osteoma osteoide si presenta come una massa nodulare di grandezza non superiore ai due centimetri, di colore rosso od olivastro. La formazione di questi tumori benigni può coinvolgere una o più ossa, indistintamente.
Sintomi
L’osteoma causa una serie di sintomi, tra cui:
- Dolore;
- gonfiore;
- deformità ossee;
- atrofia muscolare;
- alterazioni della crescita ossea.
Dal momento che questi sintomi sono piuttosto evidenti, generalmente l’osteoma osteoide viene diagnosticato con degli esami accurati. Nonostante la sua natura tumorale, tende a guarire nel giro di alcuni anni. Il paziente deve comunque essere trattato con appropriati rimedi a causa del forte dolore che, nei casi più gravi, può risultare debilitante.
Soggetti a Rischio
L’osteoma osteoide insorge prevalentemente su soggetti di sesso maschile, di età compresa tra i 4 e 25 anni. Le ragioni sul perché questo tumore colpisca prevalentemente gli uomini sono tutt’ora sconosciuti, ma si stima che per ogni paziente donna ce ne siano 3 uomini.
In definitiva, sebbene ci siano delle fasce più a rischio, l’osteoma osteoide può insorgere indistintamente in individui di qualsiasi sesso e di qualunque età.
Cause: eziologia
L’osteoma osteoide viene studiato con molta attenzione da parte della comunità scientifica, tuttavia si conosce ancora poco su questa malattia. Le cause sono infatti ancora ignote: data la sua natura tumorale, si potrebbe pensare a una mutazione del DNA, ma sono molti gli esperti he stanno mettendo in dubbio questa ipotesi. Secondo questi, infatti, l’osteoma osteoide non è un tumore osseo benigno, ma il risultato di un processo infiammatorio piuttosto severo.
Diagnosi
L’iter diagnostico standard prevede:
- Esame obiettivo e anamnesi: questi esami servono allo specialista per dare una valutazione precisa dei sintomi presentati e per avere un quadro clinico più preciso sulla condizione medica del paziente;
- Esami radiologici: si tratta di esami di imaging per poter valutare con maggior precisione l’estensione e l’entità dell’osteoma. Gli esami possono essere Raggi X, TAC, risonanza magnetica nucleare e scintigrafia ossea.
- Biopsia delle ossa: consiste nel prelievo di campioni cellulari estratti dall’osteoma osteoide da analizzare in laboratorio, con i quali confermare i precedenti esami.
- Analisi del sangue: Quest’ultimo esame è necessario per terapia differenziale, e quindi per escludere che i sintomi possano dipendere da altre patologie o dalla natura maligna del tumore.
Trattamento e Cura
Dal momento che l’osteoma osteoide è un’alterazione del tessuto osseo che tende a guarire in modo autonomo nel giro di alcuni anni, il trattamento varia in base all’entità dei sintomi riscontrati dal paziente. Si distinguo due differenti terapie:
- Conservativa: questo trattamento ha l’obiettivo di ridurre il dolore nel paziente e di evitare per quanto possibile la via chirurgica. Consiste nella somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Quando e se il dolore diventa insostenibile e nemmeno i farmaci riescono ad alleviarlo, si intraprende la via chirurgica.
- Trattamento Chirurgico: consiste nella rimozione della massa nodulare dell’osteoma osteoide. Si effettua in due modi: attraverso il raschiamento, anche detto curettage, oppure con l’ablazione a radiofrequenza. Il primo caso sfrutta uno strumento (curette) per rimuovere la massa tumorale dall’osso. È un’operazione con anestesia totale piuttosto sicura ed efficace. Il secondo caso invece è più moderno e meno invasivo: sfrutta uno strumento capace di generare radiofrequenze talmente elevate da bruciare l’elemento indesiderato.
In linea di massima si raggiunge quasi sempre un punto in cui la seconda via è necessaria: l’autoguarigione richiede un tempo che varia dai 6 ai 15 anni. Questo lungo lasso di tempo può provocare seri problemi alla vita del paziente, mentre il recupero dall’operazione chirurgica richiede poco tempo.
Riabilitazione
Dopo il trattamento, i tempi di recupero sono molto brevi. Possono variare secondo la tecnica chirurgica per la quale il medico ha optato: il curettage richiede più tempo per la guarigione, poiché l’intervento è più invasivo e si esegue con anestesia totale. Anche la posizione dell’osteoma è una variabile importante: alcuni punti sono più sensibili di altri e quindi la riabilitazione richiede tempi maggiori.
A prescindere da questo, si parla comunque di giorni e non anni come accadrebbe con un recupero spontaneo. La riabilitazione, di per sé, consiste nel riposo e nell’evitare attività che possano compromettere la guarigione della ferita.
Prevenzione
Ad oggi non esistono e non si conoscono metodi comprovati per prevenire la comparsa di osteoma osteoide.
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